La rinascita dello Swing

La storia della rinascita del Lindy Hop nell’epoca moderna è davvero affascinante! La cosa più emozionante è pensare che grandi ballerini della portata di Frankie Manning e Norma Miller, che negli anni 30 rappresentarono il Lindy Hop nella sua massima fioritura, con l’avvento di nuovi generi musicali e di ballo finirono nell’oblio. In questo oblio rischiarono di restarci se non ci fosse stata quella telefonata nel 1984 che, come per incanto, diede l’avvio ad una nuova era della danze swing….

La fine dell’epoca delle Big band segnò il declino della grande era dello swing.  Negli anni ’50 i locali di New York dove si poteva ancora ballare erano oramai pochi. Anche il Savoy, considerata la sala da ballo con la “S” maiuscola e vero e proprio cuore pulsante del Lindy Hop, chiuse nel 1958.

Anche Frankie Manning, conosciuto come “il re dello Swing”, si ritirò dalle piste da ballo pochi anni dopo e cominciò a lavorare in un ufficio postale. Norma Miller, invece, cercò di reinventarsi dedicandosi ad altri generi di spettacolo ed intrattenimento. La musica era cambiata e il modo di ballare mutò insieme ad essa. Il Rock ‘n Roll diventò il genere dominante e la grande era della musica e delle danze Swing sembrò davvero volta al termine.

Fortunatamente qualcosa ne ribaltò le sorti anche se dopo decenni di silenzio. Si può parlare di una vera e propria rinascita il cui inizio fu segnato da una telefonata: era il 1984 e Norma Miller chiamò Frankie Manning per comunicargli che lo Small Paradise, un vecchio locale di Harlem, aveva ricominciato a organizzare serate swing con musica dal vivo. Questo era davvero un segno! Forse lo swing non era stato davvero dimenticato!

La vera svolta ci fu però nel 1985, quando un gruppo di ballerini si appassionò al lindy hop e formò la New York Swing Dance Society (NYSDS), aprì un locale in centro chiamato Cat Club. Finalmente gli appassionati poterono nuovamente ritrovarsi per ballare al ritmo di vere Big Band! Sembrava di riassaporare quello che era il vecchio Savoy, per la prima volta dalla sua chiusura.  Fu a questo punto che Frankie Manning fu ingaggiato per insegnare a questo gruppo di nuovi ballerini quello che era l’autentico lindy hop e che solo lui e pochi altri ballerini al mondo ormai conoscevano.

Ma fu un’altra telefonata a cambiare il destino di Frankie nel 1986, e con il suo quello del Lindy Hop. Questa volta a chiamare furono Erin Stevens e Steven Mitchell, insegnanti di ballo californiani e appassionati di Lindy Hop. Chiesero la disponibilità per alcune lezioni durante un loro soggiorno a New York e questo fu il primo dei tanti workshop che Frankie tenne negli anni successivi. Da questo ne derivò la nascita della compagnia di ballo ufficiale Big Apple Lindy Hoppers. Il Re dello Swing ne divenne un vero e proprio ambasciatore!

Furono Erin e Steven, durante un loro viaggio a Londra, a parlare di Frankie allo svedese Lennart Weserlund, componente dei Rhythm Hot Shoes (poi Harlem Hot Shot), un gruppetto di ballerini che si appassionarono al Lindy Hop guardando e riguardando per ore le videocassette dei film Hellzapoppin e A day at the races. Sull’ onda dell’entusiasmo prenotarono un volo per New York, e una volta lì iniziarono a cercare Frankie usando l’elenco del telefono. Ecco che la più famosa telefonata nella storia del Lindy Hop stava per compiersi! Da quel momento Frankie divenne ospite fisso presso dell’Herrang Dance Camp, il festival di swing organizzato da Lennart Weserlund. Questa piccola manifestazione di provincia, nata con 80 ballerini svedesi,  oggi ne ospita oltre 3500 da 40 paesi. Questo passaggio segna l’avvio della grande diffusione del Lindy Hop in Europa: Come una valanga i partecipanti diffusero nei propri paesi ciò che avevano appreso, ispirarono molti altri ballerini e contribuirono all’evoluzione della danza stessa, dando il via ad altri Festival in tutto il mondo.

In Italia, negli anni ’50 esistevano già delle comunità di ballerini di boogie woogie, mentre la “valanga Lindy Hop” originata dalla Svezia arrivò nel Bel Paese negli anni ’90. Inizialmente  fu un fenomeno di nicchia per piccoli gruppi di appassionati nelle maggiori città mentre oggi non esiste regione nella quale non si possa contattare una comunità locale di ballerini swing e ballare insieme in qualche serata.

La scena romana è una delle più attive di Italia: vanta numerose scuole e frequenti serate con musica dal vivo, grazie alle quali la cultura swing continua a diffondersi anno dopo anno.

 

a cura di Aldo Simone e Giulia Cova